La sindrome dell’Ossezia

Ci sono sottili egoismi, quotidiani, a cui bisogna in qualche modo sottostare, volenti o nolenti, secondo il sacro e osceno dettame del quieto vivere.
Sono battaglie a cui a volte partecipiamo, in slanci a posteriori incomprensibili, prese di posizione inutili e, dall’esterno, francamente inquietanti.
La teoria di fondo che vi sottoporrò oggi è la seguente: tutto si risolve in un gioco di potere.

Amore, amicizia, famiglia, lavoro.
Come Risiko, cristosanto, tiri i dadi e vuoi prenderti quella cazzo di Ossezia con mille carrarmatini.
E non importa se hai già l’america del sud e l’indocina. Vuoi la cazzo di Ossezia. Vuoi ottenere di più, quel di più che ti permette di tenere in pugno l’altra persona.
Sottili guerre inconsapevoli per dichiarare il tuo territorio, la tua estrema libertà, il tuo spazio, i tuoi confini e i tuoi limiti.
Il vantaggio è nell’avere il controllo sull’altro, dalla piena fiducia alla strategia del terrore, per fare in modo che l’altro non abbia la possibilità di decidere o di imporsi. O di riprendersi la cazzo di Ossezia, come se quel francobollo di terra fosse la cosa più importante della vita.
Manco si sa chi ci vive in Ossezia, poi, porcaputtana.
E così iniziano gli imperativi. E i paletti. E gli estremismi.

Iniziano tutti nella stessa maniera. Iniziano con “Io, assolutamente”.
Una formula lessicale talmente violenta che il solo scriverlo mi fa venire la nausea.
Anzi, diciamo pure che io assolutamente non tollero chi dice io assolutamente.

Io assolutamente devo dormire almeno nove ore filate.
Io assolutamente non sono permaloso.
Io assolutamente non vado a lavorare se ho il mal di testa.
Io assolutamente devo andare dalla parrucchiera due volte la settimana.
Io assolutamente quando mi sveglio nessuno mi deve parlare per almeno tre ore.
Io assolutamente non sopporto i marocchini ai semafori.
Io assolutamente non credo nell’amore.
Io assolutamente quando sono in treno devo sedermi rivolto al senso di marcia.
Io assolutamente non sono geloso. Io assolutamente non guardo la televisione.
Io assolutamente non vado a votare.
Io assolutamente non so salare la pasta.
Io assolutamente non leggo niente.
Io assolutamente dormo nudo.
Io assolutamente non dormo.
Io assolutamente non faccio l’amore.
Io assolutamente sono astemio.

Io invece non lo so.
Perché cosa vuoi dimostrare io assolutamente non lo capisco.
Siamo tutti pieni di assolutismi e limiti e siamo tutti quanti unici e tutti amiamo definirci folli, convinti che i nostri tic siano meravigliosi o insopportabili o degni di nota.
La realtà è che a un certo punto non funziona più.
Semplicemente non è interessante il tuo io assolutamente. E nemmeno il mio io assolutamente.
È solo fastidio. È solo stupido. È solo radical chic.
Perché se assolutamente devi dormire nove ore di fila, se no fai una strage, sei un cazzo di privilegiato.
Perché se nessuno ti deve parlare quando ti svegli sei solo un maleducato e cafone. Che la realtà è che dovresti solo essere contento di svegliarti con accanto una persona che ti ama. E non pretendere il silenzio. Egoista del cazzo.

Tiri i dadi e ti sei preso l’Ossezia.
Goditi il clima e i bunker.
E non ti sei neanche reso conto che sono sbarcati gli alieni e ti hanno fottuto il resto.
Che, guarda caso, in questo caso è proprio tutto quanto.
Mano sul cuore: a Risiko sei una schiappa proprio.
Ma, chapeau, hai preso la tua cazzo di Ossezia, come hai sempre voluto.

1 Comment

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Ammettere fa dritti i pensieri « gasta.orgreply
28 February 2011 at 23:20

[…] ti tradisce, no? Il punto e’ che qui si esagera. E’ l’estensione totale della Sindrome dell’Ossezia. Non diventa piu’ una questione di giochi di potere, ma qualcosa di piu’ subdolo. Che […]

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