L’inferno di seta

L’inferno di seta, costruito in intrecci di colpe e scuse, cosi’ sbagliato.
I pensieri scricchiolano e gracchiano nel corpo nudo e mutilato di occhi e bocca e orecchie e senso. E se nel cielo volano memorie, sotto i moncherini in infradito, liquami di lava e interiora.
Un colpo secco, nell’uniforme frastuono monotono e grigio. Volgo lo sguardo, ruotando la testa. Ma non ho piu’ ossa e la testa si arriccia sulle spalle, strozzando la lingua, sminchiando occhi e trachea e pulviscolo di sperma. Crollo, senza peso. Una chitarra viola, un ghigno e un addio.


Si sveglia ancora vestito, nell’aria pesante del mattino padano. Un brutto sapore in bocca gli da’ il buon giorno, mentre una manciata di capelli gli rimane tra le dita unte. Si alza, si spoglia e ci vogliono cinque buoni minuti per riconoscersi nello specchio del bagno. Il puzzo di vomito viene su dal lavandino, dritto fin su per le narici. Rossetto sbavato sul collo. Rossetto sui boxer grigi. E sulla stessa linea retta che connette il vomito alle narici, ma in direzione opposta, cominciano a scendere gocce che sembrano saliva. Stringe gli occhi e sente il suono degli sputi dei suoi occhi, cosi’ grigi.
Una vita buttata. Una notte gia’ dimenticata. La rabbia per le strade, finestrini giu’, e stereo che sfonda le casse, cercando la cassetta piu’ incazzata che riesce. Suo figlio, l’ultima volta che e’ salito in macchina (da quanto tempo e’ che non lo vede? piange di nuovo.) deve aver lasciato uno di quei gruppi un po’ fracassoni che gli piacciono tanto. Prima, seconda. Sgommata. Terza. Trova Vitalogy, scritto a china da Paolo su una Sony Slim. 1995. A quel tempo stava ancora con lei, erano ancora una famiglia… e chi l’avrebbe detto che un giorno si sarebbe ritrovato a cercarla di notte… sperando di non trovarla, per giunta! Curva a gomito, inchiodata, ABS. Cantiere.
Urla parole incomprensibili nella notte fresca di fine luglio. Ponte, roggione, terza, seconda, terza, quartaquinta. Non sa cosa dice il tizio dello stereo, ma lo sente che lo sta dicendo nella maniera migliore. E con la mano fuori dal finestrino punta il dito in alto e urla, e socchiude gli occhi, ingrassando il collo, la vena delle tempie, il cuore. Fatica a fumare, perche’ le dita tremano cosi’ tanto che potrebbe cadergli il mozzicone da un momento all’altro. Freno a mano, inversione. Gira la chiave. Una macchina quasi lo travolge. Una frazione di nulla, sarebbe bastata. Peccato.
Primaseconda, luci spente, freccia e cellulare. Chiama la sua collega, sicuro un pompino te lo fa.
Il resto e’ incubo.
Una valle folta di foglie che rigetta foreste bluastre e insipide, nella bifora del cielo a tre soli, tiene le dita salde sul capo leonino del cadavere che e’ passato nel rigagnolo ocra meticcio.
…e le rondini scarnificate!
Cortez col suo cavallo di fuoco, poteva essere chiunque, ma lui lo sapeva. La damigella vicino a lui, non e’ quella… si! Quella sopra l’artiglio di Agamennone!
Sssh… silenzio.
Senti il cotone!

1 Comment

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Antoreply
1 August 2004 at 19:03

Finalmente riesco a vedere il sito come Dio comanda…grande Gasta e ti diro’ mi piace piu’ di prima!

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