Vorrei scrivere qualcosa di intelligente e divertente.
E mi ritrovo imbizzarrito sul niente.
E allora faccio l’errore della vita: accendo la tv, doppia vi con l’accento sulla u. Povero me. E povero anche lui, sapete?
Il mio televisore, dico. E’ menomato, esso. Non ha piu’ la gran varieta’ di canali di cui si fregiava un tempo.
Infatti e’ stato colpito dal pericolosissimo morbo comune ai televisori del 2010, il temibile switch off, lo spegnimento delle frequenze analogiche in favore di quelle digitali. Praticamente sono rimasti solo i canali brutti e Rai3. E dei canali che non sono stati switchoffati uno su due non si vedono o si vedono a cubetti, che prima c’era la neve, adesso c’e’ tetris con gli occhi degli attori. Che mi chiedo perche’ diavolo poi si debba dire switch-off, quando un sinonimo qualunque, diciamo, che ne so, stronzata totale poteva andare molto meglio. Switch off. Meraviglioso. E’ che ormai l’anglofilia ha invaso anche il parlamento e legislazioni prototelevisive.
E i mass midia. Odio. Oddio, messi come siamo messi, forse e’ piu’ corretto dire che il parlamento e’ invaso anche da un mucchio di bagasce, trans, case regalate e quant’altro, altro che da parole straniere.
Ma forse e’ questione di lingue.
Perche’ si vede che e’ il trend. Urgh! In questi giorni c’e’ pure la rivolta del red carpet, che sembra un film di Wes Craven, dio mio, detto cosi’. Ve lo immaginate? La rivolta del Red carpet, una storia sanguinosa che parte dal basso!
Bah. Che poi, sta rivolta, tra parentesi, e’ portata avanti dagli italiani. Chissa’ perche’ non e’ la passerella, ma e’ il red carpet. Forse perche’ sono vip e non sono piu’ divi. Forse e’ colpa dello showbiz, chi lo sa. Il dizionario italiano si assottiglia, accidenti. Who cares?
Qualche mese fa ho lavorato in un’agenzia pubblicitaria e sono rimasto incastrato su una conversazione sui Pantone, i colori, avete presente? Si stava consumando un dramma: il pantone non mecciava con la stampa. Che detto cosi’ non si capisce un cazzo.
Ma dicevano “eh, non meccia, non vedi? non meccia!”. Non meccia. Oh, holy shit. Non match-a. Non corrisponde, non si abbina, non coincide, non combacia, non collima, diverge, contrasta, non concorda, non si accompagna. Ma non match-a e’ meglio, no? Stee cat si. Il tempo che si scaldi il tubo catodico (si, ebbene si, ho ancora un tubo catodico) e vedo che c’e’ Jonathan Coe dalla Dandini. Spiega che lui scrive in un brutto studio di Chelsea, dalle 9am alle 5pm.
Che cristo, un impiegato della scrittura, come previsto. Pero’ lui sta a Chelsea. E sticazzi, alla fine c’ha ragione lui. Che lui ha fatto il suo bisniss. Che dire business e’ gia’ troppo italiano. Bisniss e’ detto all’inglese.
E’ piu’ business del business, il bisiniss. E anche un po’ padrinesco, passatemi l’aggettivo.
E’ che mancano le parole e la voglia di usarle e di cercarle e di pesarle, e’ un tanto al chilo, e’ signora gliele incarto, e’ l’apice del televoto, della domanda multipla e della risposta chiusa, e’ la sindrome del milionario, dell’accendiamo, del tormentone di zelig, del comico di zelig, del comico di colorado, che e’ zelig di serie b, e’ la sindrome della carta di credito, quando tutto e’ un claim pubblicitario, quando tutto non ha prezzo, per il resto c’e’ mastercard, e’ la sindrome del buco catodico, dello zero emotivo, del calciomercato, del fantacalcio, del fantastigliardo, del lotto, enalotto, superotto e controfagotto, del grattaevinci da due, da cinque e intanto che ci siamo me lo dia anche da mille cazzo di euro, che magari win for life, delle macchinette, del bianco sporco, che piu’ sporco non si puo’, e rimane che siamo qui che non si puo’ parlare, non ci si puo’ capire, non si vuole ascoltare e che tutto ci si dimentica che tanto c’e’ il decoder sky che registra e rivediamo le nostre vite al rallentatore come matrix e tanto sono tutte uguali, giorno per giorno per giorno e intanto gerry si aspetta che gli rispondi e chiedo l’aiuto del pubblico e cerco su wikipedia e i pacchi su Raiuno e stop con le telefonate! Tu tu tu tu tu. L’utente selezionato non e’ al momento disponibile.
Che se incontro ancora qualcuno che a trentanni mi cita i Simpson, giuro che lo meno.