Ammettere fa dritti i pensieri

Una volta, tornando a casa, trovai una mia ex fidanzata che circumnavigava il mio isolato in macchina, con i fari spenti.
Era una notte fredda, un po’ di nebbia, potrebbe essere stato un giorno a caso, sparso tra ottobre e maggio, che le notti a Cremona sono tutte così, diocristo.
Arrivai con la mia amata bicicletta rossa, scassata e rumorosa e la vidi, a cinquanta metri dal mio ingresso.
Procedeva quasi immobile. Riconobbi la macchina, ma non vidi il volto.
Solo la macchina, che non faceva rumore, un predatore in attesa dell’attacco. Mi venne in mente Lo Squalo, il film. Pensai alla musica. E quella macchina che girava lenta, buia, nella nebbia, mi faceva seriamente paura. Lanciai la bicicletta, corsi in casa, quattro gradini per volta. Infilai la chiave nella toppa. Aprii, il cuore che esplode. Non accesi la luce per non destare sospetti.
Il nemico ci osserva!
Scostai la tenda e guardai giù.
Niente. Poi da lontano… eccola!
La macchina-squalo fece ancora un giro, ancora senza fari, senza rumore. Oddio si ferma.
Apre una portiera! Aiutatemi, dannazione, aiutatemi!
Caddero fazzolettini per terra. Accese i fari e poi se ne andò.
Lanciare i fazzolettini dalla macchina era una sua prerogativa di vita, mai capito perché. Come non ho mai capito cosa volesse fare.
Che mi volesse investire? Che mi volesse sparare? Che mi volesse rapire? Che mi volesse parlare? Non lo so.
Però è stato strano. Cioè, parliamoci chiaro, ‘sta cosa del pedinare a me fa paura.

Che poi scopro che è una pratica abbastanza diffusa.
Tante persone che conosco si sono messe a controllare una persona. Io no. Perché mi sfugge il senso preciso della cosa.
Che non porta a niente se non all’evidenza di un’assenza o di una presenza.
Però chissà cosa si prova a stare lì, in macchina, nell’attesa. Dev’essere straziante.
Chissà a cosa si pensa.
Immagino mariti e mogli traditi che pedinano mogli e mariti fedifraghi. Una evidenza che ti devasta, un nichilismo necessario, quasi voyeuristico di un dramma annunciato.
Che lo sai già se il tuo compagno ti tradisce, no?
Il punto è che qui si esagera. È l’estensione totale della Sindrome dell’Ossezia. Non diventa più una questione di giochi di potere, ma qualcosa di più subdolo.
Che nemmeno l’evidenza basta più per sedare i dubbi. È cercare l’inesistente. È modificare il reale secondo la propria ossessione. Vuoi leggere tra le righe? Ma non esiste il settimo piano e mezzo. Non puoi entrare nella mia testa e sperare di vedere con i miei occhi. Non sono John Malkovich.
Che purtroppo le cose non vanno sempre come vogliamo.
È una sorta di sindrome del controllo che si declina tentando di cambiare lo stato delle cose. Sostanzialmente accade quando una situazione non va come vorremmo. Si perde attrito con la realtà, rimane un’ossessione.
Che sia una gelosia. Che sia un’invidia. Il sapere tutto di una persona fa in modo che tu riesca ad avere tutte le variabili sotto un ipotetico, irreale controllo. Ogni sua mossa sarà messa sotto setaccio, per cercare delle evidenze inesistenti. In evidente assenza di evidenze inesistenti, si procede con la produzione di bugie, con argini umani, mine antiuomo e carabine di precisione. Non basta sapere cosa provo o quello che penso. No.
Fingere l’amore o l’interesse, beh, io penso che sia francamente impossibile. A meno che tu sia un pazzo vero, ma chi te lo fa fare di fingere l’amore? Cosa vuoi sapere di più, se ogni minuto ti racconto cosa sono, come sono, come vivo, cosa voglio, come lo voglio.
Non riesco a capire cosa vuoi sapere di più. Sono convinto che l’ammissione sia uno slancio meraviglioso. C’è qualcuno che rimane statico per una vita. C’è invece chi sa lanciarsi. Non è semplice, ci vuole coraggio, ma deve succedere.
Ammettere fa dritti i pensieri.
Dire ti amo, seduto ad un tavolo di una cucina, in un primo novembre qualunque, di fronte a una persona sinteticamente immobile, beh, è difficile, ma distende il garbuglio. Ti amo. BUM. Si piange, si ride, si sta, non si sta e tant’è.
C’è qualcosa da modificare? È possibile farlo? No. Linea retta.
Che dico, cosa si può pretendere di più, se non una linea retta?
E invece qualcuno azzarda le curve.
Tenta di tendere con tensioni tentacolari e territoriali. Sono barricate attorno alla libertà.
E l’unico effetto reale che comportano è stato d’ansia, stato d’angoscia, stato di vergogna, sta testa di cazzo.
Sono adulto e tutto sommato dotato di un cervello.
Odio quando qualcuno mi sottovaluta e mi tratta da idiota. Purtroppo quello che non sanno con precisione è che a certi fascismi non c’è perdono. Non ci sarà mai.
Che se trovo sotto casa ancora qualcuno che mi pedina, magari glielo chiedo cosa sta facendo.
Ma no, ma no. Mi sa che scappo di nuovo.

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