Trilogia della città di K.

Iniziato 12 ore fa, chiuso da qualche istante.
Credo non mi sia mai successo nella mia vita di leggere d’un fiato un libro di questo genere, ammesso che esista un libro come questo.
Dò cinque stelle e ne darei di più. Vi prego, non state a sentire chi dice che la storia è complessa o non si capisce o è troppo triste o è troppo asciutto o è crudo violento forte distaccato.
Forse, con le dovute coincidenze astrali del caso, sono stato fortunato io a poter dedicare una giornata alla lettura filata del libro. Narrativamente è privo di buchi, struttura solidissima, intrecci imprevedibili e imprevisti, dubbi sollevati, nascosti in un susseguirsi di scatole cinesi, in realtà chiare sin da subito. Racconta una storia triste, forse. Ma non è mai petulante e non è mai una tristezza fine a sè. Alla fine dei conti è una storia umana.
Lo stile di scrittura delle tre parti è perfetto.
Nella prima parte lo dichiara apertamente. Come un gioco. Io sono rimasto a bocca aperta.
Nella seconda è un turbine.
La terza è da leggere con un sospiro ad ogni punto.
Giro le pagine e non vorrei.
Non ho le competenze per parlarvi di come tratta il tema della guerra. Nè, probabilmente, tantomeno quelle linguistiche per dirvi che ogni paragrafo è una botta in piena faccia.
Io quello che posso dire è che questo è uno di quei libri che vanno letti, regalati, riletti ancora, consigliati e raccontati a chi può capire.
Ecco. Questo è uno di quei libri perfetti.
Non credo mi vengano in mente altre parole in questo momento in cui mi ritrovo ancora con il sapore delle crepes alla marmellata in bocca.
Da avere senza possibilità di replica.

Trilogia della città di K.
Agota Kristof
Einaudi

Per decidere se è Bene o Non Bene, abbiamo una regola molto semplice: il tema deve essere vero. Dobbiamo descrivere ciò che vediamo, ciò che sentiamo, ciò che facciamo.
Ad esempio, è proibito scrivere: “Nonna somiglia a una strega”; ma è permesso scrivere: “La gente chiama Nonna la Strega”.
E’ proibito scrivere: “La Piccola Città è bella”, perchè la Piccola Città può essere bella per noi e brutta per qualcun altro.
Allo stesso modo, se scriviamo: “L’attendente è gentile”, non è una verità, perchè l’attendente può essere capace di cattiverie che noi ignoriamo. Quindi scriveremo semplicemente: “L’attendente ci regala delle coperte”.
Scriveremo: “Noi mangiamo molte noci”, e non: “Amiamo le noci”, perchè il verbo amare non è un verbo sicuro, manca di precisione e di obiettività. “Amare le noci” e “amare nostra Madre”, non può voler dire la stessa cosa. La prima formula designa un gusto gradevole in bocca, e la seconda un sentimento.
Le parole che definiscono i sentimenti sono molto vaghe; è meglio evitare il loro impiego e attenersi alla descrizione degli oggetti, degli esseri umani e di se stessi, vale a dire alla descrizione fedele dei fatti.

2 Comments

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alereply
21 July 2011 at 13:12

Da twitter ad anobii, come salti di pidocchi, sono arrivata qui. “Questo è uno di quei libri perfetti.” sono d’accordo, anche se io, al contrario di te, l’ho trovato crudo e non sono riuscita a leggerlo tutto d’un fiato: http://www.alessandrabacci.com/2008/10/trilogia-della-citt-di-k-di-agota.html
belle le tue letture!

miss_bilberryreply
1 August 2011 at 21:53

Io mi ricordo che sentivo l’odore di capanna, del freddo e del grigio, e la paura di quando devi correre,
Ecco per me un libro perfetto è quello che coinvolge anche i sensi che nella lettura non sono richiesti.
Questo è un libro perfetto e tu ne parli come vorrei fare io.

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