Senza controllo

Tutto quanto e’ uno schifo.
Sentirsi rinfacciare cose antiche di cinque anni, no, proprio non ci voleva.
E’ necessario, dopo un accadimento del genere, ripensare ad ogni azione, pensiero, emozione condivisa con quella persona. Se non ti ha mai perdonato, quanto e’ stata ipocrita, allora? Fingere di aver dimenticato.
E tutto da suo figlio.
Conato di vomito.


Avrebbe da leggere dei documenti importanti per il prossimo lavoro, ma le lacrime sembrano non vogliano minimamente smettere di unire le ciglia di fronte alle pupille. L’effetto e’ simile al caleidoscopio, metamorfosizzando la realta’ in migliaia di doppioni tremolanti e sfuocati, tra le righe bianche e nere, sospiri affannosi e mani vibranti.
Nino telefona, Gianni finge serenita’, ci prova a parlare della sera precendente, ma finisce a singhiozzare, chiedere scusa e sbattere giu’ il telefono.
E’ che non se l’aspettava, da Paolo, con il rapporto che sono riusciti a costruire, frasi pesanti come macigni, sparate a Mach10, dritte nella bocca dello stomaco. Paolo urla, Gianni avrebbe voglia di mettergli le mani addosso, mentre grida e sputa saliva radioattiva. Rabbia al plutonio, uranio e sminchiate varie.
E’ uno scontro a fuoco vero e proprio, inevitabile che ci scappi il morto. Gianni dice cose che non ha mai detto, e sono cose talmente belle che avrebbero avuto bisogno di una cena e un abbraccio, non un tono di voce cosi’ assurdo da togliere il fiato.
Dice che e’ orgoglioso di essere suo padre. E questo e’ sufficiente.
E allora perche’ Paolo non smette di essere un robot? Rimane immobile, serio e continua a fissarlo con lo schifo dietro agli occhi. E, a braccetto con quell’occhiata, esce di casa dopo dieci minuti di spade affilate in mezzo ai cuori di uno e dell’altro.
Gianni sa che stasera sara’ a casa a cena per fargli pesare, con la sola presenza, le cattiverie che si sono detti. Gianni non vuole.
Ne ha piene le tasche di giochetti del genere. Sua moglie, ex, era bravissima in stronzate del genere.
Probabilmente Gianni se ne andra’ per i cazzi suoi nella ridente localita’ di Ramengo, frazione di QuelPaese, a bere degli spriz e magari a farsi un tresette con qualche sconosciuto.
Ripensa alla settimana di ferragosto nell’agriturismo di Nino in Toscana.
Una sola immagine cerebrale e’ sufficiente per modificargli i lineamenti, inarcare le sopracciglia, piegare gli angoli della bocca e farlo scoppiare in mille singhiozzi senza controllo.
Tregua, per pieta’.

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